24/02/08
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13/02/08
La redazione di "M" risponde a Mario Cervi
Stimatissimo Mario Cervi,
visto che ci ha chiamato in causa con il suo articolo pubblicato sul Giornale, dove palesava tutto il suo disgusto per quanto pubblicato lunedì sul supplemento satirico dell'Unità, proviamo a darle una risposta. L'oggetto della questione è il come è stata trattata la notizia della morte della madre di Berlusconi. Secondo lei si tratta di un “oltraggio a un defunto” che merita delle immediate “scuse”.
Siamo qui per questo. Ci scusiamo perché non tutti siamo uomini di mondo come lei, ma siamo tutti figli di mamma. E le mamme nel nostro Paese (a differenza delle donne) non si toccano neanche con un fiore. E noi di “M” abbiamo seguito alla lettera questo precetto. Non abbiamo in nessun modo qualificato con un aggettivo (né buono, né cattivo) la figura di Mamma Rosa, non siamo entrati nella sfera privata della donna (che non abbiamo conosciuto, ma intuiamo che doveva essere grande). Abbiamo solo fatto il nostro “sporco mestiere”: raccontare con lo strumento della satira la dimensione pubblica dell'evento (così come abbiamo già fatto per Pavarotti o per Trentin). Perché di questo si tratta. Ci scusiamo con tutti gli italiani che non sanno come si chiama la madre di Prodi, o di Fini, di Casini, di Veltroni e di tutti i leader politici italiani. Un motivo ci sarà se la madre di Berlusconi, al contrario delle sconosciute di cui sopra, era un personaggio pubblico. Portava acqua al mulino elettorale di Berlusconi? Perfettamente legittimo! Esternava il suo pensiero su Prodi ("Ma come può pensare di mettersi a paragone con Silvio? Non voglio essere cattiva, ma basta vederlo in faccia") o su Rutelli (“un cretino...se mett lì cume se fuss un concorso di bellezza")? Ne aveva tutto il diritto, in Italia c'è libertà di parola, che ci piaccia (e noi siamo di quest'avviso) o no. Nonostante questo, la pagina titolata “meno morte per tutti”, non sfiorava minimamente la figura di Mamma Rosa, ma ironizzava sulle prossime mosse politiche del figlio. Era lui l'obbiettivo e l'evento luttuoso era solo un punto di partenza e non il fulcro della pagina. Le dichiarazioni sui rom rilasciate da Berlusconi non fanno per caso pensare a quelle sulle “camicie nere” di cui si parla in una vignetta che lei ha citato? E quella sui 97 anni, riferita a Berlusconi e non alla madre, non è una critica all'età media dei nostri governanti, anche a sinistra? E il satellite di cui si parla non la induce a pensare alla posizione di Rete 4? Proprio due settimane fa, il Giornale, con un articolo di Salvaggiulo, elogiava “lo spirito ferocemente dissacrante” di “M” che aveva pubblicato i necrologi su Romano Prodi. Allora, si affermava che “a ben vedere - perfida sottigliezza - l’oggetto della satira non è (più) il disarcionato Prodi. Il bersaglio sono i finti autori dei finti manifesti. Tutti personaggi reali, protagonisti a vario titolo della vita pubblica, che «appresa la notizia» della caduta del governo testimoniano la propria «vicinanza». E nel gioco perfido della satira, i loro messaggi «a suffragio» sono molto più rivelatori della realtà di ogni discorso serio.” Già, la satira si nutre di trasversalità, il bersaglio non era Prodi, così come stavolta non è la madre di Berlusconi. Nonostante tutto questo ci scusiamo, perché fra gli autori del nostro settimanale, “adolescenziale e pecoreccio”, come lei lo definisce, assieme ai “grandi” ci sono giovani che hanno appena compiuto 20 anni, come il Frau di cui lei parla e che scrivono o disegnano, ascoltando la voce della propria indignazione o del proprio disgusto, che si rivela con molta più frequenza di quanto non possa accadere a lei che di cose ne ha viste tante e per questo merita la nostra stima. “Meglio” così. In questo modo possiamo oltre che scusarci, anche farle notare che il giornale si chiama “M” e ha poco a fare con la testata “Meglio” di cui lei parla, così come Frau non ha niente a che fare con le poltrone. Infine, volevamo ricordarle che non si tratta di volgarità gratuita. “M” costa 1€ più il prezzo del quotidiano. I Migliori saluti.
La redazione di “M”
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