25/05/07

 

Industriali, figli di una mutazione genetica




Nulla da dire a Montezemolo. Tutto giusto! Ma quanti discorsi giusti abbiamo sentito in questi anni? Tranne qualche sciroccato, in Italia chiunque parli da un pulpito autorevole cerca di dire cose condivisibili, di affermare il principio che "io penso quello che tu pensi".
E intanto la casta si nutre della degenerazione antropologica che ingolfa una società sempre più ingroppata su valori individualistici, incapace di fare sistema. Checchè se ne possa pensare, la politica è lo specchio della società.
Ne rappresenta i modelli di comportamento, le ambizioni e le ingiustizie. E questo vale anche per i sindacati, le organizzazioni religiose, le istituzioni culturali e i fogliacci maledetti come quello che stiamo costruendo.
La storia dell’imprenditore (leggasi Berlusconi) che fa leva sul malcontento per sostituirsi al politico tout court, ce la siamo già sciroppata anni fa e l’impressione che possa ripetersi una discesa in campo di un nuovo salvatore dell’Azienda Italia, stimola molti dei commentatori, ma forse non il diretto interessato, certamente più accorto di Sua Emittenza o Sua Intermittenza che dir si voglia.
Ben vengano dunque le esortazioni al cambiamento altrui, ma l’impressione è che sarebbero ancora più efficaci se fossero precedute da una lucida ammissione della proprie responsabilità. Non personali, si intenda, ma della parte che si rappresenta. Non si fanno sconti a nessuno? Neanche a sé stessi allora! Tutto giusto quello che dice Montezemolo, ma viene da chiedersi, al di là dell'autorevolezza del proprio leader, se Confindustria sia un'organizzazione che, operando in Italia, risente degli stessi mali delle aziende che rappresenta.
Oppure è figlia di una mutazione genetica?
Se sono i nostri cromosomi che non vanno, basta dirlo e anziché aspettare l’industriale senza peccato che scagli la prima pietra, provvederemo a lapidarci da soli.
A mali estremi anche il Paese si industria.
Paganissimus

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Commenti:
Gentile Luca Cordero di Montezemolo,
il presidente di Federmeccanica, che fa parte della Confindustria, dice che l'aumento di 100 euro all'anno chiesto dagli operai è "una proposta ridicola" perché ci metterebbe "fuori dal mercato". E lei ha dichiarato che la ripresa economica dell'Italia è "esclusivamente merito delle imprese". Eppure lei stesso ripete sempre che un'impresa non è fatta solo dagli imprenditori e dai manager, ma anche dai lavoratori. Dunque tutti dovrebbero essere premiati per il loro lavoro. Invece i manager in Italia guadagnano molto di più dei loro colleghi del resto d'Europa, mentre i lavoratori molto di meno.
In Italia un operaio guadagna in media, al lordo, 21 mila euro, contro i 29 mila della Francia, i 32 della Svezia, i 35 del Belgio, i 37 dell'Olanda, i 39,7 della Gran Bretagna, i 41 della Germania, i 42 della Danimarca.
Qualche anno fa, un tale disse: "se i nostri operai guadagnano poco, le macchine che gli facciamo costruire chi se le compra?"
Tra il 2000 e il 2005, secondo l'Eurispes, in Europa gli stipendi sono aumentati del 20%, in Italia del 13,7. Da noi gli stipendi dei lavoratori aumentano ogni anno del 2,7%, mentre quelli dei manager del 17%, otto volte l'inflazione. Lo stipendio medio dei primi cento top manager italiani è di 3,4 milioni all'anno, 7 miliardi di lire: guadagnano 160 volte lo stipendio di un operaio, prendono in due giorni quello che un operaio prende in un anno.
In ogni caso la Fiat, con le sue mani e con la cassa integrazione, s'è rimessa in sesto grazie a un manager come Marchionne. Che dunque si merita tutti i 7 milioni di euro che guadagna all'anno, poco meno di quelli che guadagna lei. Ma, se il mercato ha un senso, chi ottiene risultati dovrebbe guadagnare molto e chi va male dovrebbe guadagnare poco, o farsi da parte.
Mi sa spiegare allora perché, visto come va la Telecom, il manager più pagato d'Italia è proprio Carlo Buora della Telecom, con 18.860 milioni di euro nel 2006 tra stipendio e liquidazione Pirelli? E perché Tronchetti Provera guadagna come Marchionne che ha risanato la Fiat? Poi c'è Cimoli, che ha così ben ridotto l'Alitalia: guadagna 12 mila euro al giorno, quello che un operaio guadagna in un anno. Il presidente di Air France guadagna un terzo: ma la compagnia francese è in attivo, mentre la nostra perde un milione al giorno. Dopo 2 anni e mezzo disastrosi, col buco Alitalia salito a 380 milioni, Cimoli per andarsene ha pure preso 5 milioni di liquidazione. Alberto Lina è l'amministratore delegato dell'Impregilo, capo-gruppo della ditta che smaltisce così bene i rifiuti in Campania: guadagna addirittura più di lei, 7,3 milioni.
Anche lui prende in un giorno quanto un suo operaio guadagna in un anno.
Dov'è il mercato?
Dov'è la meritocrazia?
La prima regola del mercato è che tutti rischiano qualcosa, e chi sbaglia paga. Voi top manager, invece, non rischiate mai nulla. Se avete successo, vi aumentate lo stipendio. Se fallite, ve lo aumentate lo stesso. Se vi cacciano, ci guadagnate una fortuna con le superliquidazioni. Poi passate a far danni da un'altra parte. E se non garantite la sicurezza o la salute dei vostri dipendenti, loro pagano con la vita, per voi c'è l'indulto. Con la certezza di morire di morte naturale, nel vostro letto. Gli operai invece muoiono al lavoro come le mosche, al ritmo di quattro al giorno. Andare a lavorare, in Italia, è più pericoloso che andare in guerra. Ogni anno muoiono 1250 lavoratori italiani, la metà delle vittime delle Torri gemelle, meno dei morti di tutto il mondo per attentati terroristici. E un milione restano feriti.
Ora lei, dottor Montezemolo, è preoccupato che il tesoretto si disperda in mille rivoli. Giusto.
Ma perché non parlate mai del tesorone dell'evasione fiscale, 200 miliardi l'anno? E del
tesorone del lavoro nero e sommerso, il 27% del pil, cioè 400 miliardi? E del tesorone delle mafie, 1000 miliardi di euro?
La legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi e finora confermata, in barba alle promesse elettorali, dal governo Prodi, consente a ogni impresa di occultare dai bilanci fino al 5% dell'utile prima delle imposte, al 10% delle valutazioni e all'1% del patrimonio netto. Centinaia di milioni di nero legalizzato per ogni grande gruppo.
Una sorta di modica quantità di falso in bilancio consentita, come per la droga, per uso personale. Non vi vergognate di una situazione del genere, che vi rende tutti sospettabili?
by

http://guerrillaradio.iobloggo.com/
 
ammazza che commentone

io mi limito a linkare :D
http://rododentro.blogspot.com/2007/05/tronfindustria.html

besos

rodo
 
Bel commento Guerrilla!
 
hi :) i like your writings ang . really nice blog. if u want to see mine it is http://www.terrakki.net
 
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